martedì 25 giugno 2019

La ranocchia


La ranocchia era molto piccola, l’avevo raccolta lungo un argine di risaia una fredda e nuvolosa domenica di settembre, durante una passeggiata.

L'avevo portata a casa con l'intenzione di tenerla per qualche giorno, perché mio figlio che all’epoca aveva sette od otto anni, imparasse qualcosa da lei.

Si impara sempre qualcosa dagli animali.

Nel piano seminterrato c'era una grande bacinella dove tenevo tre o quattro pesci rossi, in attesa di trovare una migliore sistemazione in giardino.

Così la misi insieme a loro, aggiungendo dei legni nella bacinella perché  ci potesse salire, poi coprii il tutto con una sottile rete ben tesa, per evitare ogni possibilità di fuga.

Sapevo che non avrei potuto alimentarla, ma avevo intenzione di rilasciarla la domenica dopo, insomma trattandosi di un animale a sangue freddo e assai primitivo pensavo che non avrebbe patito.

Invece lei in qualche modo riuscì a sfuggire nonostante la rete, la cercai a lungo inutilmente in tutto il seminterrato.

Passò un mese o forse più, poi un giorno amaro la ritrovai, morta disidratata con il muso sotto la fessura della porta che dava accesso ad una scala e poi al giardino, la libertà.

La direzione verso la salvezza era giusta, l'unica porta per uscire era quella lì. Lei piccolissima, senza nessuna esperienza, aveva fatto almeno quindici metri dalla bacinella, attraversando tre locali diversi, ognuno con il suo microclima, i pavimenti asciutti e polverosi, ma lei aveva saputo andare verso l'unica uscita giusta, senza esitazioni. La fessura purtroppo era troppo piccola.

Mi spiace di non aver saputo proteggerti, ma grazie per la lezione, piccola ranocchia.

S’impara sempre qualcosa dagli animali.

Nessun commento: