Con il suo tipico volo potente e silenzioso il primo è arrivato da
sud, erano le 17 circa. Davanti alla finestra c’è una grande betulla che proviene
dalla valle Cervo, ha lunghi rami che curvano in basso come un salice
piangente. Il colombaccio si è posato su un ramo grande come un manico di
scopa, nel tratto orizzontale prima di piegare giù. Io ero alla finestra, pochi
metri più in basso ed ho potuto guardarlo bene, un bell’esemplare di colombaccio
(Columba palumbus). Sono uccelli molto simili ai piccioni di città, ma più
grandi e di colore grigio tendente al blu, con una tipica macchia bianca ai lati del
collo, maschi e femmine sono praticamente identici.
Si è posato ed è rimasto fermo, come in attesa.
Si è posato ed è rimasto fermo, come in attesa.
Pochi minuti ed eccone un altro che arriva, diretto e senza
incertezze, a posarsi a fianco del primo.
Li osservo con una certa curiosità, mi domando perché hanno
scelto un ramo così in basso, a metà dall’albero. Più volte m’è successo di
vederne uno posato su questa betulla, ma sempre su in alto, sugli esili rami
della cima, dove la visibilità è massima. Cosa ci fanno oggi su un ramo basso ?
Non è neppure il posto adatto per fare un nido, i colombacci sono uccelli di foresta,
fanno il nido nel fitto dei boschi su alberi grandi, alti, a tre quarti dell’altezza, dove un ramo
si stacca dal tronco, lo so da quando ero ragazzo. Questa è una betulla alta ma isolata, troppo in vista, il nido sarebbe presto predato dalle cornacchie,
sempre attentissime.
Per un po’ i due stanno immobili, poi, con un passetto
laterale il maschio si accosta all’altra, con le teste ora vicine incrociano i
becchi come per un bacio, e tornano fermi e silenti per almeno un minuto. Poi
tutto succede in un attimo: la femmina si abbassa d’un filo, l’altro con un
battito d’ali le sale sulla schiena, lei alza la coda e la gira a sinistra
mentre lui s’abbassa all’indietro con la coda girata a destra, i due piccoli
orifizi si toccano. Tutto in meno di due secondi, subito tornano vicini e
composti, come prima.
Nell’ora del tramonto sono venuti da lontano su questa
betulla per accoppiarsi, molto romantico.
Ecco perché hanno scelto il comodo ramo a metà dell’albero, la femmina
doveva avere una solida presa, e un minimo di privacy.
Passano due minuti, forse meno, d’improvviso la femmina si
stacca dal ramo e con volo teso si allontana nel grande cielo libero, verso Ovest. Poco dopo anche il maschio se ne va col suo
volo potente, ma in un’altra direzione, verso Sud !! Vengono da boschi diversi e lontani, il mondo
è grande, il cielo anche di più, ma questi uccelli possono volare da Biella a Venezia e ritorno
in giornata. In barba alle distanze, chissà dove, si sono conosciuti e si sono piaciuti.
Questa è la stagione degli accoppiamenti
e della preparazione dei nidi, si formano le coppie tendenzialmente stabili
fino all’ultima nidiata in autunno, forse per sempre. Perché questi due
arrivano da boschi diversi? Mi nasce forte il sospetto che siano due amanti
clandestini.
Questo incontro d’amore s’è ripetuto sempre alla stessa ora per
cinque o sei volte, nei giorni di
marzo, quando la pandemia già ci tarpava le giornate, e nasceva l’inedito distanziamento
sociale. Ma… “Primavera non bussa, lei entra sicura …. “ .
Buona fortuna colombacci !
Nota:
Gli evoluzionisti ci dicono che in una specie animale quando non c'è il dimorfismo sessuale, cioè maschi e femmine sono quasi identici, è molto probabile che si formino coppie stabili. Stabili per una stagione riproduttiva o persino per la vita intera, come succede tra i cigni. Tra i cigni i maschi e le femmine sono identici.Tuttavia, per ragioni di miglior efficacia evolutiva, anche i cigni hanno necessità di variare i geni da trasmettere alla prole. Infatti gli evoluzionisti impiccioni hanno verificato che circa il 25 percento della prole delle coppie di cigni hanno geni che non sono del padre ufficiale. Non ho dati statistici su questo argomento relativamente ai colombi selvatici, ma date le similitudini è molto molto probabile che i due che ho visto sulla betulla fossero realmente una coppia "clandestina".
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