sabato 1 marzo 2008

La talpa


Era una tranquilla domenica di febbraio ed avevo credo diciotto anni, ero uscito nel campo a far due passi aspettando l'ora di pranzo, il sole era ancora basso e appena tiepido benché fossero già passate le undici. La neve  se n’era già andata lasciando negli angoli più freddi il segno del suo passaggio nelle erbe secche schiacciate a terra, ma qua e là occhieggiavano alcune primule e crochi.

Passeggiavo guardando il paesaggio e chiedendomi perché con il freddo i colori prendessero sempre una tonalità azzurrina, una domanda che rimase però senza risposta. Tranquillo e rilassato guardavo in giro le piante ed i pochi fiori quando con la coda dell'occhio percepii un movimento brevissimo al suolo.
Mi voltai e guardai meglio ma tutto era fermo, poi capii e rimasi immobile, in attesa.
Sul terreno piatto del prato, tra l’erba corta dell’inverno c’era una serie dei monticelli di terra che fanno le talpe. A guardarli bene erano una fila vagante che forse proveniva da un orto vicino, la fila terminava con un monticello di terra più scura, umida, evidentemente smossa di fresco. Probabilmente una talpa era intenta alla costruzione della sua galleria e aveva dato da sotto uno spintone al monticello di terra facendolo sobbalzare; era quello il movimento visto con la coda dell'occhio.
La talpa è un animale timido e circospetto, vivendo sottoterra ha sviluppato una gran sensibilità alle vibrazioni ed ai suoni mentre ha occhi piccolissimi ed è quasi cieca.
Certamente mi aveva sentito quando mi ero girato e stava in prudente attesa prima di riprendere le spinte. D'un tratto un nuovo sobbalzo, piccolo ma netto; questo confermò le mie supposizioni.
Non accade spesso di vedere una talpa viva, volli vederla. Andai al capanno degli attrezzi e tornai con una zappa, la più affilata e lunga che trovai.
Tutto era ovviamente tornato immobile, mi avvicinai e mi disposi ad attendere l'arrivo della talpa di fronte al monticello a gambe divaricate e piedi ben fermi.

Le talpe costruiscono queste gallerie a fior di terra formando un monticello ogni due o tre metri per dare aria al cunicolo o per alleggerirsi il lavoro; queste gallerie sono per loro dei veri percorsi di caccia poiché ci vanno a finire casualmente animaletti di vario genere che popolano il terreno, per esempio vermi o lumache o larve che costruendo le loro più minuscole gallerie vanno a sfociare in quella di una talpa.
Questi animaletti, qui giunti, probabilmente sono restii ad abbandonare la galleria dovendo ricominciare uno scavo certamente faticoso, non è difficile immaginare un bel verme o un bruco che, giunto in una di queste cavità, ne percorre qualche metro prima di decidersi a riprendere uno scavo per conto suo.
Poi anche le radici dell'erba e di tante altre piante incontrando la cavità si sviluppano ancora con le loro parti certamente le più tenere, cercando di percorrerla o attraversarla. E la talpa è onnivora... quindi non le rimane che percorrere periodicamente le gallerie sperando in una buona caccia.
Ecco perché è più frequente vedere queste gallerie (o meglio le file di mucchi di terra) in inverno e primavera: perché in tali stagioni è minore il numero d’insetti che vive e si muove nel sottosuolo e perciò alla talpa abbisogna una rete di caccia più estesa.
Altre gallerie costruisce la talpa, più profonde e su più piani, con camere e pozzi e prese d'aria e sono queste la vera "casa" con tanto di sale dove far nascere ed allevare i piccoli, dormitori, latrine e qualche strategica via di fuga.
Per scavare le gallerie di caccia, che si diramano un po’ distanti dalla vera "casa", la talpa sceglie le ore centrali della giornata, quando il terreno è più caldo e quindi meno faticoso da lavorare ed inoltre vi sono meno animali in giro, compreso l'uomo.
Quando spinge in su la terra per dare uno sfogo alla pressione dello scavo ed un minimo d’aerazione alla galleria la talpa si guarda bene dall'uscire a prendere una boccata d'aria, sarebbe facile preda di rapaci, quasi cieca com'è. A volte scava anche a fior di terra, con meno fatica, ma in quel caso rischia molto per via delle volpi dei tassi e dei cinghiali, tutti abili cacciatori.
Pensando a queste cose che un po' sapevo un po' intuivo sulle abitudini delle talpe continuavo immobile l'attesa in perfetto silenzio.
Seguendo gli insegnamenti dello zio, (un maestro in tante cose, minori forse, ma per me di gran fascino quando riguardavano gli animali) mi ero disposto in modo tale da avere davanti a me oltre il monticello in costruzione anche il monticello precedente, dedotto per via del colore e della disposizione anche degli altri; di modo che il colpo di zappa andasse ad interrompere la galleria precludendo la via di fuga alla piccola scavatrice.

L’attesa durò parecchi minuti durante i quali mantenni l'immobilità più assoluta, l’attenzione al massimo e gli occhi fissi sul monticello di terra immobile. Come un monaco in contemplazione scacciavo ogni pensiero, ma sentivo dentro un’eccitazione che cercavo di tenere a freno. Poi, quando già stavo pensando che non sarebbe più tornata, ecco un sobbalzo breve e come di assaggio, e dopo un paio di secondi altri scossoni in rapida successione mentre piccole zolle emergevano in cima e rotolavano giù, come un piccolo vulcano e con un’energia che non mi sarei mai aspettato.
Lasciai che l'eruzione durasse due o tre secondi poi abbassai con violenza la zappa affondando la lama ben dietro e ben sotto al piccolo vulcano continuando il gesto con una trazione forte verso l'alto per estirpare dal suo elemento quella professionista dell'interramento.
Ed eccola esplodere in aria fino all'altezza delle mie ginocchia, nera e lucente insieme alla terra umida e marrone, manco a dirlo appena ricaduta si rituffò nello scavo e feci appena in tempo a lasciar cadere la zappa e chinarmi che già era scomparsa per metà, veloce la presi per la collottola e così la tenni per osservarla un po'.
Ero molto contento soprattutto perché non l'avevo ferita anzi stava benissimo a giudicare da come si agitava, con un po’ di sfortuna avrei potuto tagliarla in due e mi sarebbe dispiaciuto.
Era lunga una dozzina di centimetri o poco più, con il corpo cilindrico, ad un'estremità la breve coda, dall'altra la testa fatta a cono appuntito e con il naso chiaro, non si vedevano orecchie e gli occhi erano due puntini nerissimi con un baluginio di luce.
Era difficile tenerla, ma in qualche modo mi destreggiai impugnando con tutte le dita la pelle della schiena, aveva delle zampe anteriori enormi rispetto al corpo, sembravano palette disposte verticalmente, con i palmi in fuori e grossi unghioni, la coda era molto breve e spelacchiata. Il pelo nero, fitto, morbido, pulitissimo e luccicante indicava un eccellente stato di salute.
La osservai per un po', guardai anche la piccola bocca e i denti simili a quelli dei mustelidi. Provai anche ad oppormi con le dita alla forza divaricatrice delle sue zampette anteriori ma smisi subito, sembrava d’acciaio.
A tratti si calmava ma solo per pochi secondi, perciò mi decisi a rimetterla a terra, in pochi secondi scavò una nuova buca e scomparve, incredibile!
Fu emozionante. L'attesa e poi l'azione rapida coronata da successo di questa caccia incruenta mi evocarono l’eco di sensazioni primordiali.
Ancora eccitato rimisi a posto la zolla, andai a riporre la zappa nel capanno e poi su in casa sperando che il pranzo fosse già pronto, a diciotto anni è una cosa importante.
    
Un episodio da ricordare, certamente. Ma la talpa? cosa avrà pensato la talpa?


Finora è stato un bell'inverno, la neve è durata molti giorni intorno a Natale e sotto la neve la terra si scalda un poco, diventa morbida e c'è molta pace. Anche le campane, che qui sotto sono l'unico suono di tutti i giorni, con la neve si sentono meno.  Da poche settimane ho sconfinato dall'orto che è più in alto e ho attraversato il terreno duro della capezzagna alla scoperta di nuovi territori. Sono finita in un prato, io me ne intendo, questo è un prato giovane perché la terra è morbida e le radici sono tenere.
L'anno scorso ero già stata qui ed era un campo coltivato, c'era poco per me, meglio quest'anno, il contadino deve averlo fatto riposare seminando trifoglio ed erba medica. Qui posso fare lunghe gallerie senza grande fatica. Ieri, per esempio, ho fatto un pasto eccezionale, ascoltando le vibrazioni del terreno con i miei sensi finissimi ho sentito che c'era qualcuno che masticava poco distante, ho scavato fino a lui ed era una larva di maggiolino. Voi non sapete quanto sono grandi! Enormi e succose le larve di maggiolino! I maggiolini hanno un ciclo di tre anni, ogni tre anni le larve sono tantissime e sono certa che ne troverò altre. 

Insomma, in questo prato mi trovo bene e voglio prolungare ancora la mia galleria, chissà se un giorno incontrerò quella talpa che sento ogni tanto scavare, ma è molto lontana… sarà un maschio?
Ma oggi è successa una cosa straordinaria, una cosa da incubo! Dopo aver scavato tre metri nuovi di galleria stavo spingendo su la terra per allentare la pressione e fare filtrare un po' di aria quando ho sentito un tremito nel terreno, qualcosa camminava poco lontano. Mi sono fermata a lungo, poi ancora la vibrazione dei passi, allora sono tornata indietro in fretta di tanti metri. Voi non sapete ma io riesco anche camminare all'indietro, e in fretta, il mio pelo è speciale, morbido e corto e non è girato verso la coda come quello degli altri animali, non si oppone quando cammino all'indietro nella stretta galleria. Qui sotto è importante sentire tutto, e il mio pelo mi aiuta, la minima vibrazione la sento su tutta la pelle.
Ho ancora aspettato a lungo e tutto era silenzio e quiete, sono tornata e ho ricominciato a spinger su la terra ed è allora che è successo. Ho sentito una breve vibrazione poi tutta la terra intorno a me si è sollevata come un vulcano che esplode e io con lei! Di colpo è apparso il sole con la sua luce fortissima e, da non credere! ho visto il prato dall'alto! Ero volata in aria e appena sono ricaduta ho cercato subito di tornare giù scavando a più non posso, ma qualcosa mi ha preso per la schiena e tirata su. Le zampe non facevano presa su nulla, ero abbagliata dal sole, ma ho visto il mostro enorme e terribile che mi teneva per aria!
Ero altissima e vedevo il prato anche lontano e degli alberi con i rami senza foglie. Poi il mostro mi ha messo davanti una zampa enorme, senza peli, ho cercato di difendermi, puro terrore! Finalmente dopo un po' mi sono ritrovata tra l'erba e in un battibaleno ero di nuovo a casa nella terra, dove nessuno mi può trovare. C'è stato ancora un po' di movimento là fuori, poi finalmente è tornata la quiete. Solo ora che è quasi notte mi è passata la paura, ma continuo a pensarci e sono convinta di aver vissuto una cosa eccezionale. Con i miei due grammi di cervello non so se riuscirò a ricordare. Però mi piacerebbe poter raccontare un giorno ai miei nipoti che una volta sono stata in aria e ho visto il prato, anzi il mondo intero, dall'alto. Spero che mi crederanno.

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